Degno di essere cantato da grandi poemi romani, come Orazio, il Falerno fin dall'antichità ha nobilitato la produzione vinicola di questa regione. Oggi sono stati soprattutto riscoperti e quindi valorizzati vitigni autoctoni. Di particolare interesse e apprezzamento, tra le denominazioni tipiche della Campania, il Taurasi, il Solopaca, il Sannio e il Vesuvio.
Deriva da sole uve del vitigno Aglianico. Già noto in epoca romana come "Vitis Hellenica", coltivato al centro della zona alto collinare classica di Contrada Iampenna nella vigna Cinque Querce, in Agro di Montemarano(AV). Rese per ettaro molto contenute e un'attenta e severa selezione dell uve, consentono di produrre questo vino rosso rubino carico con riflessi violacei, maturato almeno trenta mesi tra botti e bottiglia.
Il Falerno è un vino immortale con più di 2000 anni di storia. Era riconosciuto come il vino più prestigioso e prezioso dell'epoca romana ed era il favorito di imperatori e scrittori.
Nel cuore dell’Irpinia nasce l’Aglianico Dal Re, espressione giovane di questo grande vitigno della terra, rosso rubino vivo, morbido, ricco dei profumi dei campi e gli alberi.
Il Gragnano della Penisola Sorrentina doc è per antonomasia il vino rosso della città di Napoli ed è considerato il miglior abbinamento con la verace pizza napoletana.Citato in racconti, poesie e commedie di cui la più famosa è senz’altro ‘Miseria e Nobiltà’ di Eduardo Scarpetta nella quale Totò – in veste di moderno sommellier – ne decanta le caratteristiche e termina con la celebre frase ‘se non è Gragnano, desisti’. Va servito freddo e che per tradizione veniva bevuto dopo San Martino, quando ogni mosto diventa vino. Il nome OTTOUVE è un omaggio ai molteplici vitigni autoctoni che storicamente concorrevano ed in parte ancora concorrono alla produzione del Gragnano: il piedirosso, l’aglianico, lo sciascinoso, la suppezza, la castagnara, l’olivella, la sauca, la surbegna.